venerdì 11 settembre 2015

#Never forget 11/09/2001- 11/09/2015



Buon pomeriggio lettori!
Oggi ricorre l'anniversario di una delle peggiori catastrofi del nostro secolo, una tragedia che ancora oggi non lascia indifferenti! ogni anno quando trasmettono le immagini di quel triste giorno di quattordici anni fa, la paura e il dolore si acutizzano. 
quel giorno non è stata una catastrofe americana, ma il fallimento di un'intera umanità. le vittime dell'attentato alle Twin Towers non ritorneranno, le madri, i padri, i figli, gli amici, i vigili del fuoco, la polizia, nessuno farà più ritorno alle loro famiglie, ed è per questo che non vanno mai dimenticate, perché non è un capitolo chiuso, ma una triste realtà che ogni giorno si fa sempre più vera. 

Vi lascio ad un articolo de "Il Giornale" scritto da Giuseppe de Bellis del 2008, ma che rispecchia perfettamente oggi come sette anni fa, il senso di smarrimento. 
Ho voluto condividerlo con voi affinché la catastrofe dell'11 settembre del 2001, non sia solo un mero ricordo sbiadito, perchè tutt'ora noi siamo parte di quella storia!



L'11 settembre sotto silenzio
È troppo facile dimenticare. L'11 settembre 2001 è un ricordo sbiadito, una memoria residua, una rievocazione appannata. Dov'è finito il «siamo tutti americani» del giorno dopo? Non c’è: è sparito così in fretta da non lasciare più spazio nemmeno alla retorica.
Ci saranno due fasci di luce a simboleggiare le torri gemelle e poco altro. Ci sarà una cerimonia poco globale, perché il mondo non si sente più parte di questa storia. La montagna di speciali tv e di dibattici politici internazionali, si è già esaurita. Neppure la campagna elettorale per le presidenziali americane tocca l'argomento, se non per la tangente. Il ricordo non è più collettivo, ma personale.
Sette anni sono pochi per ridurre solo a una data il momento che ha cambiato la storia, eppure non c'è un altro fatto che sia diventato passato con la stessa velocità. Sembra che l'Occidente abbia un pudore tutto suo ad alimentare la memoria e a piangere i suoi morti: qualcosa che assomiglia alla paura di dare fastidio all'islam e alla vergogna per essersi sentiti tutti colpiti al cuore.
Abbiamo visto due aerei schiantarsi su New York, abbiamo contato tremila vittime, abbiamo visto cadere le persone in cerca di scampo dalle fiamme del World Trade Center, abbiamo pulito la polvere che ricopriva ground zero. Ci siamo promessi che nulla sarebbe stato come prima, che nessuno avrebbe considerato quello un attacco solo all'America.
E ora? Ricordare l'11 settembre non è più chic. La rimozione è un gioco perverso perché appiattisce le emozioni. Le lacrime, il terrore, la certezza che tutti noi, in quei giorni, potevamo essere vittime della vigliaccheria terroristica non ci sono più, masticati e digeriti dalla rielaborazione buonista e autolesionista dell'11 settembre. Abbiamo dimenticato che c'è stata una dichiarazione di guerra globale e a dichiararla non è stato l'Occidente.  

Tutto quello che è successo dopo ha scavalcato quella tragedia: la guerra in Irak, reputata sbagliata e illegittima a scoppio ritardato, ha alimentato il sentimento antiamericano che è cresciuto in Europa e persino in una parte degli Stati Uniti; le centinaia di notizie sul carcere di Guantanamo hanno portato nell'oblio i morti innocenti nell'attentato alle torri gemelle per dare dignità solo alle storie dei reclusi in tuta arancione.
La paura di giustificare la reazione considerata sproporzionata ha fatto prendere le distanze: l'Europa ha progressivamente abbandonato il sentimento di vicinanza con l’America e ha cominciato a fare dei distinguo. Siamo passati dal «siamo stati colpiti», al «sono stati colpiti». Siamo passati dall'attacco alla civiltà occidentale, all'attacco agli Stati Uniti, quindi all'impero, quindi a Bush, quindi al cattivo. Ci manca solo che qualcuno dica che hanno fatto bene, quelli di Al Qaida.
Certo, perché dimentichiamo che la campagna del terrorismo islamico ha colpito anche in Spagna, in Turchia, in Inghilterra, in Marocco e in tutti i paesi arabi che non si vogliono piegare all'islam radicale. Questo in sette anni è stato cancellato, incredibilmente spodestato dal senso di colpa per tutto quello che l'11 settembre ha provocato. Nessuno sente più la puzza della morte provocata dai kamikaze di Al Qaida e invece aumentano quelli che sentono puzza di qualcosa di strano attorno agli attentati.
Così è cresciuta l'onda dei negazionisti, è montato il complottismo: oggi, fuori dall'America una persona su due crede alle teorie della cospirazione. Un'enormità. E tra quelli che non credono alle piste alternative monta la «cordata» di chi è convinto che in fondo gli americani quantomeno se la siano cercata. Si alimenta il secondo revisionismo, quello di chi crede che l'11 settembre sia stato solo un pretesto per dare più potere ai potenti, per rendere schiavi i cittadini, per farli vivere nel terrore e governarli meglio.
È vero, da quel giorno è cambiato tutto. Da allora ci hanno blindato gli aeroporti, non possiamo entrare più liberi nei musei, nelle stazioni, oppure salire tranquilli sui tram e nelle metropolitane. L'Occidente si difende, si protegge, si barrica. Ma è colpa sua o di chi lo vuole attaccare? Ci siamo dimenticati che noi siamo le vittime. E siamo i parenti dei tremila morti dell'11 settembre 2001.


vi lascio con una frase toccante che Papa Giovanni Paolo II disse di quel giorno,



È stato un giorno buio nella storia dell’umanità, un terribile affronto alla dignità dell’uomo. Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell’uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo.



Per non dimenticare
-Angel


Nessun commento:

Posta un commento